Adriano Guerrini
Villa Draghi
Montegrotto Terme
Panorami infiniti, in pianura, non appena gli alberi lasciano uno slargo. Nella limpidezza del dopopioggia, in un tramonto ottobrino, si spazia con gli occhi fino ai colli, ora nitidi, vicinissimi; e anche oltre, fino ai Berici; e ancora a nord, fino ad altre montagne, più alte ed intagliate laggiù, certo le Prealpi. Sopra a tutto ciò, oro splendente e zone di cenere. Dall’altra parte, nuvole fantastiche fino all’orizzonte basso, senza limiti (il Delta!…). Più tardi, sui monti si fa tutto un incendio, e dall’altro lato un cupo e compatto cielo nordico, grigio-viola. Che quieta e sterminata gioia mi dà guardare questa campagna! Perché non sono tornato prima? I pioppi lontanissimi, i cieli, il verde intenso dell’erba medica ottobrina, e soprattutto l’odore. Tutta una mia età non più ricordata mi torna in quest’odore. Vasta, bella, ricca, pacifica, accogliente, immutabile, sostanziosa terra scura! Come una grande e molle donna; di quelle che mi son sempre piaciute, e non sapevo perché. I Colli. Non avrò forse molti termini di paragone nella memoria (per esempio, ho visto troppo in fretta le colline toscane); ma certo non ho mai conosciuto nulla di più dolce, ricco e civile, pur nella pittoresca selvatichezza. Potrei andare ad Arquà Petrarca, non è lontano. Ma che m’importa ora di quell’uomo ambizioso, sensuale, strenuo facitore di parolette (dunque troppo simile a questo piccolo e odioso me?). Preferisco le stradette di campagna aperta, l’odore umido, la vista infinita dei coltivi, la forma fantastica dei Colli tra le nebbie serali.
da Colli Euganei