Giulio Alessi
Piazza del Municipio
Due Carrare
Certo, fra tutte le località dei dintorni di Padova, gli Euganei riscuotono i maggiori tributi di simpatia con le loro pensili terrazze, con l’allegria sregolata e vulcanica, i castagni che sembrano a distanza capelli arruffati. Nessuno può rimanere inerte davanti agli ulivi di Praglia o di Arquà, le osterie di Torreglia, la corona delle grandi colline verdi che si osservano, come da un approdo, in cima al Rua. Vogliamo seguire qualche itinerario? Per esempio Padova-Este?
Il tratto Padova-Este percorso tante volte in bicicletta come un canto! […] E’ bello venire ad Este in primavera o autunno, all’epoca della fioritura degli alberi o quando la frutta viene raccolta. Si gode il bianco cielo, la dolce aria, la cara sterpaglia. […] Prima di Battaglia ecco Carrara S. Giorgio e Carrara S. Stefano, origine dei signori di Padova. Qui le vecchie, vestite di nero, un nero che s’intona col volto rosato, diranno sulla porta di questo o quel negozietto che per vivere basta tanto poco e che la smania del di più è la causa dello sfacelo del mondo moderno. Accanto alla strada di bitume cresce il pomodoro, rosso come il fuoco, al bacio del sole. Le fanciulle fra gli alberi e i seminati, col cestino infilato al braccio d’insalata fresca, “rucola” e ravanelli, sognano un’auto che le porti via, lontano, lontano dal ponte della Cagna. […] Va bene visitare gli Euganei, conoscerne “grosso modo” la storia e la storia dell’arte, la natura studiata con precisione da scienziati e medici che hanno indagato sulle qualità positive delle acque e dei fanghi. Va bene, certo. Ci sono stati uomini di valore come il povero Callegari, che hanno impegnato l’intera loro vita a cercare notizie sui colli. Ci sono stati dei raffinati come D’Annunzio che li giudicarono i più belli del mondo. […] Ma l’importanza dei Colli Euganei sta nella particolarità della loro bellezza. E’ una bellezza rosata, di povere case e ville in fondo a viali, di sbigottito pollame, di broli rotti da un’allegra zappa. Una bellezza familiare, che si gode soprattutto al vespro sebbene non abbia nulla di crepuscolare. Gli è che al vespro le vacche si specchiano nell’acqua azzurra degli abbeveratoi e, prima di ritornare nella stalla, mordono un ramo dell’albero da frutta che sfiorano. Una bellezza di muri screpolati, di fiori selvatici, di pozzi antichi, di confortevoli amori, di suoni che di sera si diffondono e a diffonderli sono le dita di fanciulle appassionate, arrossate nella foga con cui battono la tastiera prima di cena. Una bellezza di cortili che hanno visto passare i secoli, di fienili dove i fanciulli si nascondono dopo aver fatto le marachelle, di boschetti e vivande davanti le quali i buontemponi intonano canzoni. E’ un’amica bellezza di bimbi scalzi, di botteghe verso le quali s’avvia la nera vecchina. Una bellezza di sentieri che incanta. Un rosario di bicchieri che vengono riempiti nelle osterie col vino fresco che una bambina ha portato nel boccale dalla solitaria cantina. […] Una bellezza che si gusta immaginandoci simili agli angeli di Chagall che la sorvolino e l’abbraccino tutta.