Giuseppe Barbieri

Prato al Passo “Le Fiorine”
Rovolon

No del Caosse e della notte antiqua
voi non sorgeste, o dell’Euganea terra
vezzosi poggi, che tra voi non scerno
accavalcate di scogliosi massi,
titanie rupi; non atlantich’alpi
seggio eterno di nevi e di procelle,
romito impero d’accamapate nubi;
né foreste vegg’io cupe, profonde […]
Tra voi
tutto sospira gioventù, gaiezza:
voi siete un vezzo di natura, un riso,
gioja del cielo, e leggiadria del suolo.
Facili dossi, collinette apriche,
tumuli erbosi, piccoletti scogli,
comode vallicelle, ombrosi seni,
cari boschetti, ruscelletti vivi
e torrentelli di brevissim’onda
son gloria vostra.
S’alzarono intorno
cento isolette monticose, acuti
spinsero i gioghi, e le fumanti spalle
rosse di fuoco.
Ecco il Venda, ecco il Venda. A lui d’intorno
come il padre, a signor fan cerchio e coro
cento colli minori. Egli soprasta
immenso, imperial. Quanta di cielo
ve’ quanta parte signoreggia, e quanta
parte di suolo! […]
Questo d’aquile è nido, e qua non poggia
basso palustre augel, cui loto e nebbia
son pasco e vita; ma leggieri augelli
che beon rugiada, e vivon di luce,
questi gioghi rallegrano col canto. […]
Vedi lontano monticelli e balzi
quasi dall’ampia circolar catena
propagginarsi bellamente; ed altri
spuntar fraterni, e sollevarse intorno
all’ampia rupe genitrice.

da Poemetto Dei Colli Euganei, 1806